In un silenzio malinconico tra globalizzazione e discorsi sui massimi sistemi, tra mafia capitale e sciopero dei vigili, tra degrado e sogni di grandeur olimpica, Roma rischia di perdere il patrimonio più importante: la propria anima. E l’anima di una città, di una tradizione fa capo principalmente a uno strumento di comunicazione: la lingua. Lingua, dialetto o semplicemente accento come sostenuto in quest’ultima opzione da Paolo Stoppa? Poco importa: il romano di Trilussa è ormai scomparso, sostituito e

presentato come un semplice e raffazzonato assembramento di arroganza e turpiloquio. No, Roma non è rappresentata da questa lingua. Piuttosto il “romano” èuna lingua vivace, sorprendente e mutevole. Una lingua fatta per la canzone, per la metrica e la melodia, per la poesia e la musica. Questa la sfida lanciata dal maestro Nicola Piovani con lo spettacolo “Semo o nun semo” realizzato sulla scena da un quartetto iperaffiatato, guidato da un Massimo Wertmuller che ormai sembra definitivamente aver raccolto il testimone dei grandi “cantattori” della scena romana.  Il testo curato da Pietro Piovani ci accompagna attraverso i grandi successi di Romolo Balzani, di Cacini, di Fregoli e, ovviamente, di Ettore Petrolini. Una passeggiata che non è un tuffo nella nostalgia, ma una doverosa rivalutazione per alcuni, scoperta per altri, del patrimonio della nostra città ormai, come detto all’inizio, pericolosamente dimenticato. “Roma è seconda a Napoli, nel mondo della canzone, ma anche Roma può confrontarsi con un certo decoro con la città partenopea in fatto di canzoni”. Questo il messaggio di Piovani dal palco. Ed è vero. Eccellenti le esibizioni degli altri interpreti: Donatella Pandimiglio, voce nota del panorama romano, il virtuoso Pino Ingrosso e le giovani Carlotta Proietti e Sara Fois. Serata quella del 5 gennaio segnata anche dal commovente omaggio finale a Pino Daniele. Auspicio è che lo spettacolo possa essere ripreso allargandolo anche ad altre canzoni e ad altri stornelli, quest’ultimi vera specialità romana (“Nella canzone napoletana non esistono” ha chiosato sempre Nicola Piovani”.

Piergiorgio Mori
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