Otello. Il moro di Venezia. Il dramma della gelosia. Poche opere, nel pur straordinario campionario del bardo inglese, colpiscono l’immaginario come quella dell’infernale intreccio che conduce a uno dei femminicidi più celebri del teatro.

In questi giorni è andata in scena presso la Sala Uno di Roma, un adattamento curato da Hossein Taheri e Paolo Zuccari, un adattamento pieno d’insidie poiché adattamento moderno, in una caserma, con il pericolo di banalizzare il testo. Lo spettacolo, invece, non perde smalto, il testo classico, e perciò eterno, arriva diretto allo spettatore grazie anche alle recitazioni misurate e credibili degli stessi Hossein Taheri e Paolo Zuccari, rispettivamente nei panni di Otello e Iago, che potrebbero emuli, questo è un suggerimento, di Gassman e Randone invertendo i ruoli per sondare ancora di più la pertinenza della loro recitazione al testo. Bene anche il giovane e gentile Cassio interpretato da Beniamino Zannoni. Le attrici sono Elodie Treccani (una sofferente e integra moglie di Iago), Caterina Bertone (il sergente Bianca, dolce amante e rigorosa soldatessa) e infine la romantica e coraggiosa Desdemona con l’impeto di donna innamorata di Xhilda Lapardhaja. La regia di Zuccari, come già si evince da quanto detto, coglie nel segno riuscendo a far emergere quelle pieghe psicologiche che sono il sapore del testo di Shakespeare: l’insicurezza di Otello di fronte alla bellezza di Desdemona, la gelosia e la rabbia di Iago per l’ingiustizia subita (una nomina mancata data invece a Cassio). Storia vera, storia, purtroppo, di tutti i giorni. Dalle camere da letto agli uffici. Il male si insinua sotto la forma della verde invidia e, spesso, trionfa, come sembrano farci intendere Taheri e Zuccari nel messaggio del finale mutato rispetto alla versione canonica.


OTELLO di William Shakespeare adattato da Paolo ZUCCARI e Hossein TAHERI da WILLIAM SHAKESPEARE

Piergiorgio Mori
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