Marcello Amici, dopo Pirandelliana, la rassegna teatrale più apprezzata e seguita dell’Estate Romana 2012, presenta nella Basilica di Sant’Alessio all’Aventino, dal 17 al 20 dicembre, Natale in piazza.  

È notte. Nella piazza si aspetta. Dalla condizione umana non è possibile uscire, perché la vita è un’attesa. Subito, la regia mette in scena due clown e un’attrice; sono personaggi che non hanno rifiutato di vivere, ma l’hanno fatto senza sapere il perché. L’unica forma di difesa che esibiscono è la loro parola nella quale ostinatamente si identificano. Tutto diventa una dissoluzione della struttura narrativa perché le interpretazioni possibili siano infinite.

Poi, arrivano nella piazza altri personaggi, sono pastori che prendono posto nel presepe metafisico che si sta componendo tra le colline di cartone. Nasce una storia costruita con la poesia di tanti poeti, da Pascoli a Gozzano, da Quasimodo a Pasternak, da Manzoni a Ungaretti, a Blok, a Lorca, con la solennità delle Sacre Scritture, del Corano e con i brani di certe laudi romane del XV secolo. Le musiche intense di Verdi, Bach, Schubert, Mahler, Mozart, Fauré, Handel, Beethoven, Massenet, Paganini e de Liguori sottolineano il racconto.

Piovono polverose le luci dai lampioni oltre il celetto della scenografia. I nuovi personaggi si dispongono e guardano le contrade della terra illuminate da strane luci e popolate da gente triste. Il teatro, perché la stella cometa abbia i colori del sogno e della poesia, prende in prestito le colline del presepe e interviene in una delle stagioni più capricciose e incerte della storia dell’uomo. Da una parte i passi antichi della Notte Santa, dall’altra Maria e Giuseppe che arrivano a Betlemme per il censimento di Augusto. Cercano un alloggio, ma per loro non c’è posto all’albergo. Gli attori si compongono: i profeti, i saggi, i contrari, i favorevoli, i filosofi e si scompongono con accenni intensi di quello che accadrà nel pomeriggio di un Venerdì Santo.

Sul finale, i due clown e l’attrice concludono l’antica Favola. Provano a recitare di nuovo, quando la mezzanotte sta per scoccare, quello che si è sentito raccontare tra le colline di cartone del presepe. Dopo l’alleluia è restata solo una luce: una candela che illumina dal cielo in su. È allora che si capisce quello che sta per avvenire: è la verità che nasce dal teatro di parola!

Il sipario si chiude.

Fonte: Comunicazione Valeria Buffoni

Stefano Polidori
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