Torna a Roma, al Teatro Sala Umberto, dal 1 al 13 dicembre, un grande del teatro, Gianrico Tedeschi, con uno spettacolo unico, divertente, musicale, colorato, paradossale: Metti in salvo il tesoretto, tratto dall’Aulularia di Plauto, rielaborazione dello stesso Tedeschi, per la Regia di Walter Mramor.

Gianrico Tedeschi interpreta l’avaro per eccellenza, Euclione, un uomo senza tempo, meschino,  che   vive male e tormenta chi è al suo fianco. La sua unica ragione di vita è il denaro e il potere che ne consegue. Vedendolo si ride molto, perché conosciamo la sua angoscia, che lo condanna a non fidarsi di nessuno, solo contro  tutti, sempre tremante di paura. La sicurezza gli è data dalla pentola piena di monete d’oro: il suo amato tesoretto. Sarà capace di fare qualsiasi cosa pur di non perderlo!  E non ci sarà  redenzione, l’avaro resta avaro fino alla fine, in questa nuova versione, arriverà perfino a barattare la figlia partoriente e le sue nozze….

Le musiche originali del maestro Valter Sivilotti,  citazioni di canzoni e hit del momento, sottolineeranno la straordinaria contemporaneità della commedia, creando un effetto paradossale, inverosimile. In scena  con Gianrico Tedeschi, divertito protagonista, un affiatato gruppo di attori e cantanti.

Aulularia, come si sa, è nota come “la commedia della pentola”. La pentola è quella in cui il vecchio taccagno ha racchiuso il suo tesoro che deve gelosamente custodire per timore che gli venga sottratto. Plauto ha con efficacia  raffigurato in lui il prototipo di tanti avari a venire, meschino, pauroso e  sordido, vive male e tormenta chi vive con lui. Ridiamo, vedendolo, ridiamo  molto perché conosciamo il suo strazio che lo condanna a vivere solo contro  tutti, sempre tremante di paura.

Nelle commedie di Plauto era consuetudine alternare la musica alla prosa. La nostra “versione moderna” prevede musiche originali ma anche citazioni di canzoni e hit del momento orchestrate per un organico strumentale bandistico. L’effetto vuole essere paradossale, inverosimile.

Dante nel Purgatorio tra gli antichi spiriti magni cita Plauto.

Elegantem,urbanum,ingeniosum, facetum. Così viene definito Plauto da Cicerone.

Molière rielabora, riscrive l’Aulularia e gli dà un altro titolo: L’Avaro.

Meglio l’una, meglio l’altro. Giudizi contrastanti.

Goldoni fa lo stesso con i Menecmi e nascono i Gemelli veneziani.

Lo strumento comico dell’equivoco, inventato da Plauto, ha deliziato generazioni di spettatori e fatto prosperare comici di avanspettacolo.

Ma questo Plauto considerato perfino imitatore di se stesso, come si sarebbe definito, lui, inventore di parole nuove, di diminutivi strampalati, di aggettivi e sostantivi usati come puro suono?

Forse un futurista. Plauto futurista… non è male. Non si è mai sentito dire da saggisti e studiosi.

No, Plauto è semplicemente una sagoma. Dà l’idea. Sagoma infatti che cos’è? E’ il contrappeso della stadera, che scorre di qua e di là dalla misura, per cui si ragguagliano i pesi quando sta fermo.

Il fatto è che Plauto non sta mai fermo e quindi la misura non si saprà mai. Bisogna immaginarla.

E’ tutt’altro che un limite il suo. E’ la sua grandezza.

E oggi nel nostro tempo il poeta Plauto spinge sulla strada del tragicomico.

Ecco perché non condividiamo lo scioglimento tradizionale della commedia nello stile goldoniano del “vogliamoci bene”.

Del resto non si sa, questo è certo, come Plauto abbia chiuso la storia: l’atto è andato perduto.

Per noi l’Avaro è avaro fino alla fine, anzi alla fine ancora di più perché il tesoro ritrovato non lo vuole più perdere.

E’ un Avaro che diventa sinistro, politico, barattando la figlia partoriente con quella cassa magica, misteriosa, che gli dà la sicurezza di possedere finalmente e solo per sé il suo tesoretto.

Sicurezza che è illusione perché quell’invenzione brevettata di un servo furbo potrebbe essere null’altro che pura fantasia.

Ma se c’è una cosa che l’Avaro non può avere, così schiavo e vittima della sua debolezza, è proprio la fantasia.

La fantasia diventa privilegio, facoltà, diritto speciale di Plauto, senza arroganza, prosopopea, tanto da trasmetterla in eredità a noi che ce ne serviamo a modo nostro e nel nostro tempo, come lui faceva a modo suo nel suo tempo.

E noi mettiamo in scena la banda, la nostra banda e i “cantica” che Plauto ereditava dai Greci diventano le note e i commenti musicali di Valter Sivilotti, che prevede musiche originali ma anche citazioni di canzoni e hit del momento: è una “versione moderna” per organico strumentale bandistico, che vuole generare un effetto paradossale, inverosimile.

Tutto è deformato e surreale nel teatro di Plauto e autorizza a rappresentarlo come una specie di torre di Babele, una suggestiva e affascinante baraonda dove succede di tutto: attrici, attori che fanno due o tre personaggi, donne che diventano uomini, giovani che diventano vecchi al servizio di uno spettacolo che non vuol essere nulla più di un’occasione antica e contemporanea di far ridere come voleva quel grande poeta latino citato da Dante.

Gianrico Tedeschi


In scena al Teatro Sala Umberto (via della Mercede 49, tel. 06/6794753) dal 1 al 13 dicembre. Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17.30. lunedì riposo. Mercoledì 9 dicembre ore 17. Biglietti: 30 euro poltronissima, 25 euro poltrona, 20 euro balconata.

 


al  Teatro Sala Umberto a Roma  – dal  giorno 1 al 13 dicembre GIANRICO TEDESCHI in METTI IN SALVO IL TESORETTO

commedia con musiche da Aulularia di Plauto libera rielaborazione di Gianrico Tedeschi musiche originali Valter Sivilotti con Marianella Laszlo, Marina De Juli, Sveva Tedeschi, Daniel De Rossi, Ivan Lucarelli

disegno luci Marco Policastro, scene Enrico Cavallero,  costumi Elisa Bolognini, elementi coreografici Marta Bevilacqua, regia Walter Mramor

 

Stefano Polidori
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