Una storia rocambolesca fatta di bombe, di zanzare, di barche e di speranza. Tra partigiani e nazisti, veri amici e traditori, giochi infantili e drammi spietati. Rincorrendo James Joyceed Alida Valli, per raccontare con voce chiara e senza artifici, una pagina dolorosa e complessa della storia recente, l’esodo istriano, con una dimensione umana, attraverso un racconto personale e toccante.

Debutta al Teatro Verdi mercoledì 18 novembre il secondo capitolo del progetto “Pentateuco”, ciclo di cinque monologhi, ognuno spettacolo autonomo, ispirati simbolicamente ai primi cinque libri dell’Antico Testamento (il Pentateuco, appunto, di cui fanno parte i libri Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio)

Un progetto ideato e realizzato da La Confraternita del Chianti, compagnia milanese – fondata dalla drammaturga Chiara Boscaro e dal regista e autore Marco Di Stefano – da tempo attenta ai temi della contemporaneità affrontati con un particolare sguardo drammaturgico che coinvolgerà cinque attori e altrettanti partner internazionali (più il Teatro Verdi, collaboratore dell’intero progetto) per raccontare cinque storie di migrazione.

Dopo Genesi,  storia di una migrante in terra straniera, costretta ben presto a comprendere quanto assimilare una lingua sconosciuta e oscura significhi un po’ ridefinire la propria identità, è la volta di Esodo, testo scritto da Diego Runko (istriano nato a Pola), Chiara Boscaro e Marco Di Stefano a partire da un omonimo monologo dello stesso Runko.Protagonista di questo capitolo è Rudi, uno che non è mai emigrato ma che ne ha visti tanti partire sul Toscana, il piroscafo che portava gli esuli da Pola in Italia.

Ma Rudi non è il solo personaggio dello spettacolo: Diego Runko interpreta, in quattro diverse lingue, il giornalista croato alle prime armi, il soldato inglese tifoso del Liverpool, il sacerdote partigiano, fino al ragazzo di Pola che pesca con le bombe.

A fare da cornice, la storia dell’Istria vista attraverso due date simbolo: il 25 giugno 1991, giorno dell’Indipendenza della Croazia, e il 18 agosto 1946, giorno in cui la bomba sulla spiaggia di Vergarolla segna simbolicamente l’inizio dell’Esodo. Una bomba che uccide più di sessanta persone, ma che non viene rivendicata da nessuno. Un avvenimento terribile di cui, ad esattamente 70 anni di distanza, si sa ancora pochissimo.

Il monologo originale di Diego Runko si è classificato al primo posto al Concorso di Drammaturgia Civile “Giuseppe Bertolucci” con la seguente motivazione: “per aver saputo raccontare con voce chiara, ritmo calzante e senza artifici una pagina dolorosa e complessa della storia recente, l’esodo istriano, sottraendo le vicende della città di Pola alle retoriche delle narrazioni contrapposte per restituirle, attraverso la lingua del teatro, a una dimensione umana. […]Runko tiene assieme questi elementi e le loro contraddizioni, ricollocandoli nel quadro di una vicenda personale. Segue così i dettami profondi del teatro, che non usa il palcoscenico per professare una verità ma indaga l’ambiguità, la materia torbida di cui è fatta la vita, per suggerire, al di là delle retoriche, un possibile livello più profondo”.

Mercoledì 18 novembre al debutto seguirà la presentazione del secondo capitolo “Pentateuco” alla presenza dei partner istituzionali. Parteciperanno all’incontro Giordano Sangiovanni, direttore artistico Teatro Verdi (Milano), Giuseppe Nicodemo, responsabile relazioni pubbliche Dramma Italiano di Fiume – Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, La Confraternita del Chianti,compagnia ideatrice del progetto Pentateuco.

Gloria Bondi
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