In questi giorni in cui convergono nell’offerta artistica film, commedie, concerti commemorativi della Shoah, è doveroso segnalare anche quelle iniziative meno altisonanti, magari in luoghi più appartati, che contribuiscono a tenere vivo il ricordo dell’Olocausto come “Dispotica. Storie di libertà negate” andato in scena al Teatro Piccolo Re di Roma , un collage di brani e testi sapientemente ricuciti dal regista, Andrea Martella,


e alcuni attori della pièce. “In effetti, afferma il regista, i brani sono stati scritti per la gran parte dagli stessi attori coi quali abbiamo realizzato un lavoro di gruppo molto interessante, che ha visto testi originali confondersi a testi già noti e rivisitati, uno su tutti La moglie ebrea di Bertold Brecht”.  “Martella – spiega Dario Fabrizio, uno degli attori – è partito da una sua ricerca sul periodo storico del nazismo e sulla dissidenza di quei pochi che in Germania si opposero alla follia di Hitler. L’idea, in particolare, è venuta da dei volantini gettati da universitari ribelli nel ’43 che invitavano i tedeschi alla rivolta”. A questa intuizione si sono poi aggiunti brani rielaborati da Valentina Grimaldi, Roberto Rossetti, Walter Montevidoni e Simona Mazzanti. A loro si sono aggiunte le interpretazioni di  Giusy Cannizzaro e Gianpaolo Quarta. Per le transizioni tra un quadro e un altro hanno apportato il loro contributo fresco e significativo i ragazzi della Chaplin Academy che legano il passato al presente che rielabora una memoria che soprattutto tra i giovani deve rimanere vivida ed efficace. Tra gli elementi narrativi da segnalare l’interessante monologo del soldato nazista il cui orrore iniziale per il bombardamento di cui si fa medium si trasforma in una routine con picchi di eccitazione e la figura della prostitute del campo di concentramento a servizio dei Kapò, anche queste frutto di una ricerca storica. Lo spettacolo merita di essere riproposto soprattutto ai più giovani (pensiamo alle scuole).

Piergiorgio Mori
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