“il mio primo inchino, 39 anni fa, è stato uno scivolone senza controllo …”. Dopo quasi quarant’anni votati alla danza, Madame Sylvie Guillem dà l’addio alle scene con uno spettacolo che più che la fine di una carriera ha il sapore gioioso dell’inizio di una nuova  vita. Ieri sera, quasi al termine di un lunghissimo tour mondiale, Sylvie Guillem è arrivata a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, con il suo “Life in Progress”, attesa da un pubblico che per nulla al mondo avrebbe perso la storica serata.

E lei, una delle più grandi ballerine di sempre, forse la più grande del suo tempo, non ha deluso. Due dei coreografi con cui ha più lavorato negli ultimi anni, quelli della sperimentazione e delle nuove frontiere, hanno  pensato proprio per questo spettacolo due creazioni poetiche e affascinanti . “Technê” di Akram Khan è l’assolo di apertura, costruito ad hoc sulla fisicità della Guillem. Su “un corpo che porta con sé il ricordo di tutte le vite che ha raccontato”. “Here & After” è invece il bellissimo passo a due tutto al femminile creato da Russel Maliphant e danzato dalla Guillem con  Emanuela Montanari.  

Brani di repertorio sono invece il magnetico  “DUO2015” di William Forsythe interpretato da Brigel Gjoka e Riley Watts e  l’assolo “Bye” di Mats Ek. E’ proprio con questo brano che si chiude lo spettacolo. La Guillem entra in una stanza immaginaria e danza, con la leggerezza,  la perfetta armonia di ogni gesto a cui siamo abituati. Cancella il tempo, gli anni. Una scintilla di bellezza e di purissima energia vitale. E’ la ragazza di sempre. Ancora quella, determinatissima, che, a soli 19 anni, Rudolf Nureyev nominò  etoile dell’Opera di Parigi, la più giovane di sempre, e che, poco dopo, lasciò la stessa Opera, per dedicarsi ad una carriera internazionale,  provocando, addirittura, un’interpellanza parlamentare di cui dovette rispondere l’allora Ministro della cultura Jack Lang.

Un percorso lunghissimo, unico, costellato di successi e anche di scelte a volte impulsive ed eclatanti, all’insegna della coerenza, ma anche della ricerca. Una figura di artista bellissima per la determinazione con cui ha saputo difendere la propria libertà, senza mai aver paura di essere scomoda e “difficile”. Una carriera che ha già il sapore della leggenda. Eppure nella Guillem  di oggi sembra non esserci traccia di stanchezza, né di malinconia, ma solo un entusiasmo palpabile. Quello con cui danza. Per l’ultima volta.

Una donna in una stanza, intorno ad una porta dietro la quale si muove un mondo fatto di ombre. Esseri indistinti,  che fanno capolino: la sagoma di un uomo, un cane… Poi finalmente anche lei esce e con quelle ombre si confonde, pronta ad andare anche lei nel mondo e a fondersi con esso

 “Ho amato ogni momento di questi 39 anni e oggi è ancora così. Voglio chiudere la mia carriera mentre sono ancora felice di ciò che faccio con orgoglio e passione. Ho iniziato scivolando per fare un inchino, è stato un viaggio entusiasmante e ora sto per cambiare direzione. Una vita in corso. La mia” .

Bye, allora. In fondo è solo un arrivederci.

Gloria Bondi
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