All’interno della sezione Giornate degli Autori al Festival di Venezia 2015 è stato presentato l’ultimo film di Vincenzo Marra, “La prima luce”, già autore dei precedenti “Il gemello” e “I Ponti di Sarajevo”.

 

Il lungometraggio, dallo stile asciutto e impeccabile, racconta di Marco e Martina che, a causa di una profonda crisi sentimentale, trascorrono un periodo di lacerante instabilità. Martina vuole tornare al suo paese d’origine e portare con sé il figlio Mateo, mentre Marco, interpretato da un convincente Riccardo Scamarcio, tenta la via della riconciliazione senza comprendere appieno le ragioni della sua compagna.
Martina, quindi, decide di fuggire e di fare ritorno a Santiago del Cile, senza dare più notizie di sé e di suo figlio. Marco, in preda al panico e ancora innamorato, reagisce e decide di intraprendere un viaggio per andare a cercarli. Senza contare che, in Cile, dovrà scontrarsi con problematiche legali in materia di affidamento dei minori del tutto differenti rispetto a quelle italiane.
“L’idea del film” dice il regista “nasce dalla somma di tante cose: la mia costante osservazione della realtà, la voglia di raccontare le trasformazioni in atto nella società. La storia narra dei figli contesi, bambini figli della globalizzazione. Quando una storia d’amore finisce e ci sono bambini di mezzo è sempre molto doloroso e difficile ricomporre l’esistenza delle persone coinvolte.
Marco è il classico giovane del sud Italia rampante, diviso tra valori antichi, quelli di una famiglia e di un benessere economico e sociale, ma anche “figlio” di un cinismo e di tante storture dei giorni nostri.
In questi anni ho visto una trasformazione inversamente proporzionale tra l’Europa e l’America Latina. Da una parte la decadenza, la crisi economica e meccanismi invecchiati, dall’altra un paese giovane che scommette sul futuro e in espansione economica.
Martina che all’inizio del film potrebbe essere vista come la straniera senza patria e senza possibilità, una volta tornata a casa, riesce a beneficiare delle enormi possibilità economiche che offre il suo paese e la vediamo in un contesto di benessere in una città in espansione.
Marco ha pensato di poter trovare in Martina il “prototipo” di una figura femminile antica ma una volta però che è costretto ad attraversare l’oceano, come molti emigranti italiani ad inizio secolo, si renderà conto che la cosa più importante che ha è suo figlio e sarà anche pronto a ripartire da capo, pur di non perderlo.
Nella vicenda inoltre affiora un’altra metafora sottile che mi è sembrata utile inserire nel film: quella dei desaparecidos cileni.
Martina di fatto fa scomparire suo figlio e Marco è costretto a tutto pur di ritrovarlo”.
La pellicola, che uscirà nei cinema italiani il 24 settembre 2015, è prodotto da Paco Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, che in precedenza hanno realizzato “La Migliore Offerta” di Tornatore.

Valentina Giordano
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