“Poche persone risultano antipatiche come chi mette le mani nei nostri piatti, dicendoci cosa mangiare e cosa no: questo vale per me e per il vostro dietologo”, scrive Giuseppe Lanino, attore e autore con una laurea in medicina veterinaria nel cassetto.

“La carne è debole” è uno spettacolo che fa riflettere ma senza giudicare chi non ha intrapreso la strada del vegetarianesimo e senza rinunciare all’ironia del racconto. E’ un affondo lucido e ironico su ciò che si nasconde dietro questa realtà e sulle sue conseguenze a livello globale. Che relazione esiste fra l’industria bellica della seconda guerra mondiale e il pollo a 3 euro, che mangiamo quando abbiamo molta fame e pochi soldi? Cosa unisce il filetto al pepe verde appena ordinato al ristorante con lo scioglimento dei ghiacci?

“E’ tutto collegato. Siamo in una rete o, forse, siamo nella rete”. La carne è debole” è un’approfondita critica degli allevamenti intensivi odierni, caratteristici dell’occidente industrializzato e non di quello soltanto. Partendo da una breve introduzione storica, che spiega come mai si è arrivati a questa forma estrema di sfruttamento, lo spettacolo, dati alla mano, analizza le ricadute drammatiche di una politica tanto scellerata da andare incontro a sfruttamento animale e umano, esaurimento delle risorse idriche, inquinamento, problemi alimentari nei Paesi in via di sviluppo e problemi climatici. Come fosse un viaggio fra futuro e futuribile, questo monologo, fra interrogativi e spunti divertenti, ci accompagna attraverso abitudini alimentari e stili di vita più moderati, traghettandoci verso un modello fatto di responsabilità e sostenibilità. Il cibo è tradizione, cultura, amicizia, divertimento, scambio, comunicazione, ritualità, comunione; e, però, è anche tabù, sfruttamento, inganno, spreco, inquinamento, disperazione, morte.

L’argomento è certo complesso, perché s’insinua in una fitta rete di relazioni causali, che vanno da problemi etici a questioni sanitarie, da interessi economici a non meno delicate urgenze ambientali. Poche volte un argomento così tecnico è stato rappresentato in teatro.“Ma il teatro è il luogo della gente, no? E allora perché non portare sul palcoscenico un problema che riguarda tutti?”, ,è la disarmante riflessione dell’autore, che getta una sfida che ci piace raccogliere.

In scena al Teatro Libero di Milano dal 13 al 16 febbraio.

Gloria Bondi
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