Non è certo facile raccontare una leggenda, un pilastro della nostra cultura e della nostra letteratura. Disegnare la parabola umana di un essere straordinario. Ritrarre un uomo lacerato dai tormenti di un corpo ingrato e al tempo stesso arso da una passione febbrile per la vita e da uno sconfinato  desiderio d’amore.

“Il giovane favoloso”,  da una celebre definizione di Anna Maria Ortese, è il ritratto struggente che il regista Mario Martone ci regala di Giacomo Leopardi. Film straordinario per la sensibilità con cui si scandaglia non solo l’animo del protagonista, ma anche tutti gli altri personaggi, gli ambienti, gli entourage diversi attraverso i quali si svolse la sua esistenza. Dalla severa biblioteca di casa Leopardi a Recanati, in cui i tre fratelli vengono relegati dal padre Monaldo in uno studio “matto e disperatissimo”, ai salotti fiorentini e napoletani, fino alle enclavi intellettuali  che prima inneggiarono al genio di Leopardi e poi lo criticarono, in quanto spirito non allineato al progressismo tanto caro a quell’epoca. La fotografia è straordinaria in ogni declinazione scenografica: dal borgo natio, ai palazzi nobili, dalle atmosfere  sconce di un bordello napoletano trasudanti umana miseria, fino  ad una terrazza sul mare, sfolgorante di sole, dal quale il poeta, ormai in fin di vita, assiste alla terrificante eruzione del Vesuvio che gli ispirerà “La ginestra”. Una menzione particolare agli interpreti su cui giganteggia, superba, l’interpretazione di Elio Germano. L’attore presta a Leopardi la sua capacità di riprodurre magistralmente la progressiva decadenza del corpo e al tempo stesso, attraverso lo sguardo sempre lucido e vivace, tutta la genialità e l’ironia che furono un tratto distintivo dell’uomo e del letterato. Accanto a lui il caro amico Pietro Giordani (Valerio Binasco) e il fedele Antonio Ranieri (Michele Riondino). E poi la conturbante Fanny Targioni Tozzetti (interpretata dalla  fascinosa Anne Mouglalis) che fu l’oggetto di un’infelice passione del poeta nonché ispiratrice del “Ciclo d’Aspasia”. Completano il cast Massimo Popolizio nei panni del severo Monaldo, Raffaella Giordano in quelli della madre – rigidissima e anaffettiva –  del Poeta, Isabella Ragonese e Edoardo Natoli che interpretano i due fratelli Leopardi. Audace e bella la scelta della colonna sonora che accosta con coraggio Rossini alla musica elettronica del tedesco Sasha Ring e al brano “Outer” del canadese Doug Van Nort. Alla musica fanno da contrappunto i versi stessi di Leopardi, che il protagonista ci regala sapientemente, senza declamarli, soffiando via la polvere dei libri di scuola e restituendo loro il senso vibrante di una esperienza umana prima ancora che letteraria.

Splendido. Da non perdere assolutamente.

 

Gloria Bondi
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