Un film sul bene e sul male. Il racconto di quanto sia labile il confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Un teorema quasi perfetto su quanto sia sfaccettata la realtà delle cose che, come un prisma, può essere guardata da diverse angolazioni e cambiare forma, colore, prospettiva.

Dopo il bellissimo “Il capitale umano”, ecco un altro film che racconta come la totale assenza di scrupoli e di moralità possa annidarsi in contesti sociali apparentemente normali.

Questa volta è il regista Ivano De Matteo a misurarsi con la realtà  agiata e solida di due famiglie della buona borghesia romana. I due capofamiglia sono due fratelli, completamente diversi tra loro. Uno è un  chirurgo pediatrico impegnato, compassionevole e pieno di dolcezza. L’altro un avvocato penalista pragmatico, cinico e ricchissimo. Accanto a loro due mogli che sembrano l’esatta metà complementare di ciascuno e che non nascondono una netta antipatia reciproca. I figli dei quattro, un ragazzo e una ragazza della stessa età, si frequentano e una notte all’uscita da una festa, per motivi apparentemente inspiegabili, picchiano selvaggiamente una barbona che, dopo qualche giorno di coma, muore.

Ripresi da alcune telecamere di servizio, i due non verranno probabilmente mai identificati, ma i genitori capiscono che i colpevoli sono loro e sul “che fare” le posizioni iniziano a divergere.

In un inaspettato gioco delle parti alla rovescia tutto si capovolge. La coppia apparentemente più superficiale e distaccata si unisce e fa squadra. L’altra si spacca. L’avvocato, attonito di fronte alla totale assenza di scrupoli e di moralità dei due ragazzi, prende coscienza del dramma ed è pronto ad andare fino in fondo, mentre il fratello e la moglie si trincerano dietro una caparbia difesa ad oltranza.

Scopriamo così che sotto la patina del quotidiano e le maschere che ognuno di noi indossa ogni giorno, i labirinti della coscienza sono molto più complessi e contorti di quel che pensiamo.

Il film di De Matteo è una nuova gemma del cinema italiano. Perfetta la costruzione drammaturgica, bella la fotografia, eccellenti tutte le interpretazioni sulle quali si impongono proprio quelle dei quattro protagonisti: Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Giovanna Mezzogiorno e Barbara Bobulova. Fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto, il pubblico porta a casa tanti spunti di doverosa riflessione. Così come deve essere. Non perdetelo.

Gloria Bondi
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