Inarritu abbandona le storie parallele, i piani temporali che si intersecano mirabilmente gli uni con gli altri e ci accompagna, in una Barcellona che sembra la periferia di Rio, per una discesa agli inferi popolati da ogni genere di disperazione umana.

La sceneggiatura, che sembra ispirata alla legge di Murphy (tutto quello che può andar male lo farà!), affronta temi come la violenza sugli immigrati, le condizioni dei lavoratori cinesi, la disperazione di bambini che vivono tra una mamma tormentata dalla depressione e un padre arrivato ai suoi ultimi due mesi di vita. Certo, tra le righe di una umanità disperata che si muove sotto un cielo livido, tra immigranti di colore che vengo braccati dalla polizia in operazioni paragonabili solo a quelle contro i peggiori mafiosi, si colgono delle linee narrative più pacate: la ricerca del padre, l’amore smisurato verso i propri figli, la preoccupazione per il loro avvenire, la necessità di doversi fidare di qualcuno a cui lasciarli. L’interrpetazione di Bardem è straziante per quanto efficacemente riesce ad esprimere l’interiorità di un personaggio che ha la sensibilità di un medium ed è diviso amore paterno, amore filiale, pietà per i clandestini sfruttati e odio verso chi li sfrutta.

 

Biutiful.  Pur nel susseguirsi di ambienti cupi e di scene di disperazione, il film è come il titolo. Una bellezza che nasce da una storpiatura, che nasce dagli anfratti maleodoranti e putridi di una città popolata dagli avanzi della società.  E’ con questo amaro in bocca che si esce dal cinema. Storditi dalla visione di un  film bello ma spietato, che ci sbatte in faccia il risvolto della medaglia della vita, il lato che vorremmo sempre lasciare nell’ombra e mai vedere. Ma che prima o poi ci tocca, anche se non è mai il momento giusto.

Solo per gli entusiasti di Inarritu.


Un film di Alejandro Gonzalez Inarritu. Con Javier Bardem, Maricel Álvarez, Eduard Fernández, Diaryatou Daff, Cheng Tai Shen. continua» Drammatico, durata 138 min. – USA 2010.